Concessioni balneari e l’amico Fritz
"Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente". E' il comunicato con il quale la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha pronunciato la sentenza lo scorso aprile. I giudici europei hanno ribadito la necessità di riordinare la disciplina delle concessioni italiane delle spiagge. Ma perché l'Europa vuole occuparsi delle nostre spiagge e perchè quando sulle stesse avvengono gli sbarchi si l'UE si defila? Oggi parliamo delle concessioni.
Tutto parte dalla direttiva* Bolkestein, del 2006.
La direttiva Bolkestein prende nome dall’ex commissario per la Concorrenza ed il Mercato Interno, l’olandese Frits Bolkestein. Essa nasce per garantire la libera circolazione dei servizi tra i Paesi dell'unione.
È una delle direttive europee che più fa discutere, che spaventa sia i venditori ambulanti, quanto i gestori di attività balneari. Nello specifico, in Italia, i lavoratori che svolgono la propria attività previo ottenimento di una concessione, a dicembre 2023 dovranno rifare domanda e contendersi la licenza fra tutti i cittadini (europei) che ne faranno richiesta.
Il volume di affari generato dalle concessioni balneari fa gola a tutti. Bruxelles insiste per la liberalizzazione di un mercato del valore stimato di 15 miliardi, ma che oggi porta allo Stato circa 115 milioni di euro, a causa dall'evasione fiscale e dei bassi canoni mai rivalutati (ad esempio una spiaggia di Capalbio paga 4.500 € l'anno per la concessione mentre il costo di un ombrellone per la stagione si aggira sui 3.500 €).
Le imprese coinvolte, per la maggior parte familiari, a pochi mesi dalla scadenza delle concessioni non sanno ancora quale sarà la loro sorte... grazie all'amico Fritz!
Maria Teresa Accardo
*Una direttiva è un atto dell'Unione Europea che vincola gli Stati membri ad adottare entro un termine stabilito le disposizioni contenute nell'atto giuridico emanato.