Invasioni involontarie – Soggetto
Lei è Sofia.
Una 58enne ancora attraente, colta, sensibile, acciaccata dai trascorsi di una vita che come a tutti ha riservato momenti drammatici, ma che finalmente si sente affrancata dal passato, con uno spirito rinnovato, pronta a iniziare un nuovo capitolo.
Separata, con due figli ormai grandi che vivono uno in America e l’altra in una baita sulle Dolomiti, è appena entrata in possesso della sua casa che per anni è stata oggetto di contenzioso con il suo ex marito, personaggio alquanto spregevole ai suoi occhi, che ha perso la testa per un’ucraina, la quale si è insediata nella sua vita portandosi dietro i parenti più stretti (madre, sorella, nipoti e nonna novantenne) e vivono tutti insieme in un paese vicino Roma.
Sofia è felice di entrare nella nuova casa, ha grandi progetti… ma non sa cosa l’attende. Anche se le condizioni sono favorevoli per un futuro sereno e luminoso, all’orizzonte già s’intravedono nubi minacciose. E si piazzano sopra la sua testa per poi poco a poco insinuarsi nel cervello.
Il problema sono gli inquilini del piano di sopra.
Un’esile signora filippina dall’aspetto fragile e consumato è riuscita ad ottenere un regolare contratto d’affitto. Doveva essere lei e la sua famiglia, mentre senza curarsi della Legge e delle regole di buon vicinato, decide di usare l’appartamento come risorsa economica, affittando posti letto a connazionali disperati, disposti a dormire tutti ammassati in pochi metri quadri. Chi dorme in cucina, chi nello sgabuzzino, i più fortunati in cinque in una camera da letto. In breve: in un bilocale, ideale per 2 persone, viene abitato da non meno di 15 persone.
Questa realtà influenza l’ambiente circostante, soprattutto quello di Sofia. Il suo habitat è perennemente invaso dai rumori causati dallo spostamento mobili, colpi, adattamenti che i vicini fanno per riuscire a entrare tutti in uno spazio di 60 mq, che deve cambiare aspetto la mattina e la sera, per trasformare il dormitorio della notte in zona vivibile il giorno. Lungi da creare dissidi e ostilità, Sofia, dopo giorni di rumori che la svegliano alle 5 del mattino e che la perseguitano tutto il giorno, timidamente sale le scale e suona il campanello dei vicini.
Nonostante si sentano voci e suoni provenienti dall’appartamento, deve suonare più volte prima che un volto diffidente appaia all’apertura di uno stretto spicchio di porta. Sofia incurante dell’accoglienza poco cordiale si presenta sorridente e dopo aver esposto il suo disagio a vivere con quei rumori costanti e invadenti, chiede gentilmente se si possono ridurre e se, eventualmente avrebbero accettato un tappeto da lei offerto, in modo da attutire eventuali ulteriori rumori. Non danno risposta: chiudono la porta con un sorriso e lasciano Sofia sul pianerottolo interdetta.
Il tempo passa, la gente che frequenta la casa aumenta e con essa anche i rumori. Altri tentativi amichevoli di Sofia per trovare un accordo sono fallimentari.
Dopo mesi in cui dormire è concesso solo fino alle 5 del mattino, dove tutto il giorno colpi tonfi e rumori insopportabili le impediscono di trovare un po’ di pace, Sofia si ritrova con il sistema nervoso a pezzi.
Neanche la pratica di meditazione, che in genere la rimetteva in pace col mondo, produce effetti positivi.
Ma che devo fare per togliermi questo sciame dalla testa?
Quest’orda di gente assetata di benessere che arriva e, a testa bassa, lavora, lotta, si fa spazio per conquistare la terra promessa su cui è approdata?
L’atteggiamento è quello di un essere umano in guerra, non più come un tempo con un esercito e armi al suo fianco, ma con la sola forza della propria resistenza e volontà di conquistare una vita migliore, quella che la tv e la carta patinata propina come immagine dell’occidente.
Vite diverse da quella di Sofia; vite in cui la fame e l’indigenza non lasciano spazio a sentimenti come il rispetto per gli altri e l’educazione civica, solo il timore di una punizione può tentare di fermare immigrati proiettati alla conquista del benessere. In questa storia non c’è il cattivo; il colpevole è il sistema, ma adesso, oggi, a quest’ora, chi non riesce a vivere è Sofia. Gli altri hanno sofferto prima. Quindi Sofia decide di andare dalla Polizia, a rappresentare la situazione, ma viene accolta malamente e tacciata di razzismo. Un agente le dice: “Scusi ma lei non può invitare chi le pare a casa sua?”
Umiliata e fraintesa si sente abbandonata al suo nefasto destino e inizia a crescere un senso di rabbia nei confronti delle istituzioni che non proteggono il cittadino.
Parla con amici e le viene consigliato di fare un esposto scritto, questa volta ai vigili urbani, l’organo preposto per i casi di affitti irregolari, citando le leggi che vengono infrante dagli ospiti stranieri. I vigili non sono tanto più gentili dei colleghi poliziotti, ma le assicurano che a tempo debito, avrebbero fatto i dovuti accertamenti valendosi anche della collaborazione dei colleghi poliziotti.
Nel frattempo uno dei filippini che dimora nella casa del caos, si scopre che va a fare le pulizie dall’ispettore di polizia, che lo protegge in cambio di lavoro gratuito. Ecco perché Sofia è stata accolta malamente. Ed ecco perché i vigili non faranno mai nessun accertamento: L’ispettore di polizia li ha fermati. A questo punto a Sofia sorge un sospetto: “Vuoi vedere che qui l’unica ad avere difficoltà di integrazione sono proprio io?”